Tacchino indigesto per Detroit: il “thanksgiving game” è dei Packers.

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17/12/2010 di phillyeagle76

Detroit, terzo giovedì di novembre. Da queste parti, nel Michigan dei grandi laghi e delle temperature rigide, ci sono solo due cose che si possono fare in una giornata come questa: gustare il tacchino farcito in onore dei padri pionieri e guardare il football NFL, che nella motor city è di casa fin dal lontano 1934. E proprio all’ora di pranzo, quando nella costa Est veniva servito il pudding, i tifosi dei Lions hanno dovuto subire l’ennesimo smacco stagionale che ha reso meno festosa l’atmosfera familiare da sempre caratterizzante il giorno del ringraziamento.

E’ di scena, dunque, il consueto anticipo dell’undicesima giornata, che vede quest’anno ospiti del Silverdome i Green Bay Packers, reduci dalla sconfitta contro Atlanta, che di freddo e di football anni 30 se ne intendono.

Le maglie delle due franchigie sono quelle storiche e i gialloverdi sfoggiano le divise di “lombardiana memoria” datate 1939. I Lions, per la verità, si presentano al kick off con mezza squadra in borghese, tanto spaventosa e lunga appare la loro injured list: nel reparto backs e receivers, ad esempio, le assenze hanno i nomi altisonanti di Jermaine Cromwell, Desmond Howard, Hermann Moore e Bert Emanuel. Solo questo dato basterebbe a spiegare lo 0-9 con cui Detroit ha iniziato la stagione, peggior partenza dal 1942 anno in cui persero tutte le 11 partite disputate, ma Marty Mornhinweg (39 anni, secondo allenatore più giovane della lega dopo John Gruden) non ha mai cercato scuse. L’ex assistente dei Packers, alla sua prima stagione da capo allenatore, può infatti contare, nel match contro la sua ex squadra, sul ritorno di James Stewart, RB di talento che viene da uno stop di 4 gare in seguito ad un infortunio alla caviglia, nonché sull’orgoglio ferito di un team troppo bersagliato dalla critica, soprattutto dopo l’harakiri della domenica precedente contro Arizona. Charlie Batch il principale indiziato: 35 su 62 per 436 yds lanciate (dato forzatamente spropositato dovuto all’assenza di Stewart), ma anche 3 intercetti nel quarto quarto che, oltre alla nona sconfitta, hanno portato il bilancio del quarter back in maglia blu a quota 10 intercetti in stagione a fronte di 11 TD .

Batch, tuttavia, comincia bene già dal primo drive, fino a quando un suo lungo lancio, ricevuto dal veterano Johnnie Morton (ottava stagione da USC), proietta i Lions ad una decina di yards dalla end zone, nella quale però ci entra solo il pallone, strippato dalla difesa e ricoperto per un touch-back che strozza in gola l’urlo di gioia del pubblico di casa. Ci pensa a questo punto Green Bay a sbloccare il risultato alla fine di un drive durato solo 5 giochi e concluso da una corsa di 26 yds di Ahman Green (4 td prima del match e già sopra le 1100 yds in stagione, secondo in NFL), che buca una difesa poco reattiva, orfana di Ron Rice (già, anche lui) fuori per un problema al ginocchio. Trasforma Ryan Longwell che a fine gara supererà il traguardo di 500 punti in carriera.

L’attacco di Detroit torna in campo ma la difesa della franchigia del Wisconsin, guidata da Santana Dotson e Gilbert Brown, concede veramente poco agli avversari, ben presto costretti al punt. A questo punto, finalmente, si muove qualcosa dalla side line dei Lions: finta di punt, snap direttamente nelle mani di Schlesinger (RB di 250 libbre da Nebraska) e chiusura del down. Il field goal di 33 yds di Jason Hanson fissa il punteggio del primo quarto sul 7-3 per gli ospiti che, incredibilmente, hanno guadagnato nei primi 15 minuti 75 yds contro le 149 di Detroit.

Nel secondo periodo la franchigia del Michigan dimostra di essere una delle squadre più fallose dell’NFL (70 penalità per 664 yards in stagione, 30ma nella lega), collezionando una serie imbarazzante di falli, tra cui due intentional grounding di Batch, il quale appare addirittura spaesato dal ritorno di Stewart che dovrebbe togliergli, quantomeno, un po’ di pressione dalle spalle. Il drive, lunghissimo, di Detroit mette comunque Hanson in condizione di segnare il secondo FG della partita (14/21 in stagione fino a questo momento), questa volta da 54 yds.

Torna così in campo Brett Favre alla sua 150ma partita consecutiva e alla caccia del TD pass numero 275. I terminali sono i soliti: Antonio Freeman e Dorsey Levens. Il risultato è il FG di Longwell da 46 yards.

Sul 10-6 Packers la mossa di Mornhinweg è quella di togliere Batch ed inserire Mike McMahon (40% di completi con appena 16 yds fino a quel momento) che, da parte sua, si affida alle corse ed alla mobilità di Stewart, concludendo comunque il drive col calcio di allontanamento di Jett.

La difesa dei Lions (guidata da Robert Porcher, 85 sacks negli ultimi 5 anni, migliore in NFL), a questo punto, cerca di fare ciò che all’attacco non riesce ed i risultati sono più che apprezzabili. Arriva infatti il sack su Favre, il fumble ed il TD di James Hall che, trasformato, porta avanti Detrioit di 3 lunghezze.

C’è ancora tempo, nel secondo quarto, per vedere in azione Green Bay che orchestra un lungo drive aiutato  anche dalle penalità di Detroit, che al riposo conterà ben 109 yards regalate agli avversari. Una play action di Favre libera David Martin che entra intoccato in end zone fissando il punteggio all’intervallo sul 17-13 Packers.

Nel terzo quarto la partita sembra definitivamente rinsaldarsi nelle mani degli uomini di Mike Sherman. Ci sono ancora le corse di Stewart e c’è di nuovo Charlie Batch, che lancia il suo undicesimo intercetto stagionale nei guantini di Nate Waine. Green Bay capitalizza il turn-over 4 azioni più tardi grazie ad uno screen centrale di Favre su Green e lo score recita 24-13. Nelle flat, Detroit accusa continui sbandamenti e subisce ancora le impeccabili letture del fuoriclasse col numero 4 che colpisce il lato debole della difesa dei Lions con play action e screen pass chirurgici per le mani di Dorsey Levens. Pur non segnando altri punti, i Packers hanno il completo controllo della gara, coi Lions sempre costretti al punt.

I tifosi, in questo momento, sembrano rassegnati allo 0-10 e con simpatici cartelli invitano Matt Millen, fresco presidente della franchigia, a costruire una nuova squadra, non un nuovo stadio. La battuta è più che mai attuale, visto che, nella prossima stagione, i leoni giocheranno le loro partite interne nel bellissimo Ford Field, gioello miliardario che ospiterà, oltre ai prossimi thanksgiving game, anche il Superbowl del 2006, mandando in pensione il vecchio Silverdome dopo 27 anni.

Il quarto periodo inizia con un calcio di allontanamento degli ospiti che obbliga Batch a ripartire dalle sue 2 yard. Il numero 10 di Detroit, a questo punto, condisce la sua partita con un  errore, l’ennesimo, che alla fine risulterà fatale: sotto pressione e con le spalle al muro, commette un fumble che solo per pura fortuna si tramuta in una rocambolesca safety, non riuscendo nessun difensore di Green Bay a ricoprire quel pallone impazzito in end zone. Come se non bastasse ai poveri Lions, Stewart esce dolorante e l’attacco dei Packers successivo al free kick porta sul tabellone altri 3 punti per la franchigia del Wisconsin, grazie ad un FG di 38 yds, come sempre messo a segno dal piede di Longwell.

A 7 minuti e 6 secondi dal colpo di cannone finale torna in campo McMahon, rookie scelto al terzo giro da Detroit col numero 149. Inizia un drive lungo e complesso, durante il quale i Lions sono costretti ovviamente a giocare tutti i quarti downs alla mano. In uno di questi vengono anche aiutati da un face mask della difesa, quando ormai le speranze si andavano spegnendo, e con un’autorità che nessuno nella motor city gli riconosceva, il giovane quarter back porta il suo attacco sulla linea di meta, superata poi da Lamont Warren con una corsa di una yard. La trasformazione da 2 va a buon fine, ancora grazie a McMahon che questa volta fa tutto da solo. 29 a 21 Packers.

On side kick obbligato, a questo punto, con la speranza di recuperare il pallone e segnare una meta trasformata alla mano per un pareggio che sa di miracolo. I miracoli, però, ci insegnano i Bears, a volte avvengono. Todd Lyght, infatti, inserito nello special team dei grigioblu per le mani educate a maneggiare l’ovale, lo ricopre e rinvigorisce la speranza dei 40.000 del Silverdome che vedono i propri beniamini ripartire dalla linea delle 31. Due minuti scarsi e tre time out sono l’unico tesoro dei Lions che, sempre guidati da McMahon, raggiungono rapidamente l’end zone grazie ad un passaggio di 29 yds sulla side line di destra per Warren. Touch down! Il pubblico è in delirio, il miracolo è lì a portata di mano. Colpo di scena: gli arbitri annullano la meta considerando incompleto il lancio, dato che il ricevitore non aveva, a loro dire, entrambi i piedi in campo al momento della ricezione. Il replay dimostra il loro errore, ma ciò che appare più grave è il rifiuto dell’upper deck dei direttori di gara a rivedere la decisione. Detroit non può chiamare il challenge e McMahon si rimette al lavoro lanciando, due azioni dopo, un pallone a Morton per un TD che mette tutti d’accordo. 10 secondi al termine, 29-27. Sulla side line, il defensive coordinator dei Packers non appare molto contento: in due minuti i suoi ragazzi (tra i quali manca, a parziale discolpa, la safety Leroy Butler, straordinario fuoriclasse fuori per la stagione per una frattura alla spalla sinistra), commettendo imperdonabili errori di copertura, sono riusciti a riportare la squadra di casa a giocarsi il pareggio, dilapidando 14 dei 16 punti di vantaggio.

Siamo all’epilogo: trasformazione da due. Il pubblico rumoreggia eccitato, pregustando un tacchino saporito, ancora più buono perchè condito da un ingrediente insperato. Goal line offense contro goal line defense. Snap, McMahon indietreggia e va a destra: non c’è spazio e nemmeno un ricevitore libero. Allora torna verso sinistra e lì, in verità, lo spazio ci sarebbe. Ma il giovane quarter back non azzarda l’entrata e lancia in end zone. Il pallone cade incompleto. E’ finita, il pubblico ammutolisce e i Packers esultano: 29-27 risultato finale.

Green Bay sale 7-3 e vede spianata la strada dei play offs, mentre Detroit pone fine ad una striscia, quella di 4 vittorie in fila nel giorno del ringraziamento, perpetuandone, per contro, un’altra: quella delle 10 sconfitte consecutive. Il “Turkey leg Award”, simpatico e importante riconoscimento all’MVP del match del tanksgiving, va ex-aequo a Brett Favre (che ha chiuso con 12/16, 188 yds, 2 TD ed un rating di 153.1) e Ahman Green autore di 2 TD. La prossima settimana, i Lions sono attesi a Chicago, tappa non propriamente agevole per una squadra chiamata a far sì che quel bruttissimo record di sessant’anni fa non venga battuto.

Marco Pellicelli – Novembre 2001

 

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